lunedì 23 febbraio 2009

Direzione di impresa

TAI World offre molti servizi: delocalizzazione, analisi quantitative e sviluppo di nuovi mercati, management temporaneo, marketing strategico ed operativo oppure business process reengineering il tutto per una migliore gestione d'impresa.

Le nostre competenze variano dal fornire strumenti web, all'analisi, all'implementazione e studio di un piano di ristrutturazione o riasetto aziendale, all'internazionalizzazione d'impresa, il tutto per offrire un servizio a 360° alla vostra azienda.

venerdì 20 febbraio 2009

Gioco d'azzardo e minori: Le nuove forme della dipendenza

Avv. Rita TULELLI

I nuovi giochi d'azzardo, segnati da una vera e propria rivoluzione tecnologica, definiscono un nuovo modo di giocare: solitaria, decontestualizzato (a ogni ora e in ogni luogo), globalizzato, con regole semplici e universalmente valide per tanto ad alta soglia di accesso. Inoltre, si rivolgono a un pubblico generalmente lontano dall'azzardo e dai suoi “luoghi di culto”: adolescenti, pensionati mai entrati in sale da gioco, interi nuclei familiari con i loro bambini popolano le sale da gioco, infettate da slot machine e video poker o le affollate sale di bingo per assistere alle estrazioni e controllare i numeri. La preoccupazione principale e che tutto ciò possa trovare nuove e pericolose forme di dipendenza. Con i nuovi giochi d'azzardo (video-poker, slot machine, bingo, i giochi d'azzardo on line etc.) il rischio di perdere il controllo del confine si fa più forte. Il video poker è entrato nelle abitudini degli italiani in maniera silenziosa ma ora assume i connotati di un vero e proprio allarme sociale. La sua demonizzazione, in particolare, è quella del gioco d'azzardo, in generale fa parte ormai dell'immaginario collettivo. I nuovi giochi d'azzardo, al contrario di quelli tradsizionali, sono accessibili a tutti (pensiamo alle macchinette di video poker diffuse in maniera capillare sul territorio) e propongono partite veloci in cui si assiste al trionfo della ripetizione e alla perdita del controllo temporale e monetario con il rischi di alienare il soggetto dalla realtà. Si tratta, per altro, di una realtà che spesso annoia, deprime e non soddisfa: la passione per i video poker ad esempio cresce sempre più tra i cosiddetti “giocatori per fuga”. Da alcuni anni, anche nel nostro paese le macchinette rappresentano la forma di gioco predominante fra i giovani; alla massiccia presenza di tali giochi su tutto il territorio si aggiunge il sentimento di noia di molti giovani, la necessità “di ammazzare il tempo”, il voler essere da meno dei compagni, il desiderio di vincere qualche soldo. Numerosi studi condotti in diverse parti del mondo ribadiscono la pericolosità che il nuovo gioco d'azzardo può rivestire all'interno del mondo adolescenziale. In particolare, sono state indicate 3 variabili principali che sembrano aver contribuito all'aumento del gioco d'azzardo tra le fasce giovanili della popolazione: la crescente liberalizzazione, la maggiore tolleranza e addirittura l'incoraggiamento verso il gioco d'azzardo sviluppatosi in questi ultimi anni e percepito come innocuo; la ritardata consapevolezza del problema; la scarsa attenzione nei confronti di programmi per la formazione di una coscienza collettiva sui problemi legati al gioco. La scarsa conoscenza del fenomeno rischia di essere aggravata dalla mancanza di qualsiasi forma di sostegno, rivolto finora a interventi di prevenzione, ancor più che a quelli di cura e riabilitazione. Anche sul gioco del bingo si hanno scarse conoscenze: in apparenza, non è altro che la moderna versione della tradizionale tombola, il più familiare dei giochi natalizi. Un “gioco sociale” si direbbe, per le sue origini, tuttavia a ben guardare, è un gioco d'azzardo ripetitivo e ipnotico, come il gioco elettronico, con un ritmo serrato di estrazione dei numeri che non permette di comunicare nemmeno con le persone sedute accanto; è un gioco d'alea per eccellenza poiché il giocatore durante il tempo di gioco rimane passivo, non deve impegnare la sua intelligenza né i suoi muscoli, ma aspettare solamente l'esito della sorte. Numerose ricerche condotte negli Stati Uniti, in Canada, ma anche in Europa (in particolare, Spagna e Gran Bretagna) dimostrano come il rischio di diventare giocatore patologico o compulsivo per gli utenti del bingo è molto più alto rispetto agli altri giochi d'azzardo ( si stima che circa il 6-10% dei frequentatori delle sale rischia di diventare un giocatore patologico). La prima apparizione del bingo in Italia risale al 1999 ed è stato, poi, autorizzato con un decreto ministeriale del 31 Gennaio 2000, N° 29. il bingo si gioca in apposite sale aperte tutti i giorni, compresi i festivi, per 8 ore tuttavia esiste già la proposta di portare tale apertura a 16 ore. L'estrazione dei numeri ha un andamento monotono, ma un ritmo incalzante; i numeri annunciati sono immediatamente segnati sul monitor e tabelloni lampeggianti. Si vince con la cinquina e successivamente con il bingo; il tutto dura circa 6 minuti per un totale di 10 partite l'ora. La riscossione del premio è immediata ed è associata alla consegna di un appariscente trofeo che alimenta i sogni di vittoria dei giocatori e invita i perdenti a rimettere mano al portafogli per l'acquisto di nuove cartelle che i rivenditori ricominciano subito a distribuire per la partita successiva. Questa dinamica costituisce un vero e proprio rinforzo che spinge a continuare a giocare e a sfidare la sorte. I giocatori possono acquistare un numero illimitato di cartelle talvolta alcuni tavoli sono dotati di particolari monitor medianti i quali il giocatore può acquistare delle cartelle “virtuali”: in questo modo, il gioco si velocizza. La posta impegnata per ogni partita, esigua solo in apparenza, si moltiplica per la serie di partite giornaliere e porta al tracollo psicologico ed economico del frequentatori assiduo che potrebbe divenire una una facile preda degli usurai. La cattedra di psicologia dell'Università di Palermo ha condotto di recente un indagine nelle sale bingo, finalizzata ad analizzare in particolare le caratteristiche dei giocatori di bingo- le loro abitudini di gioco, il modo in cui percepiscono il bingo le motivazioni che spingono a giocare, la superstizione, i rapporti sociali, il livello di problematicità del loro gioco, nonché il grado in cui i giocatori tendono ad attribuire a se stessi o all'esterno(caso, fatto etc.), le cause degli eventi che accadono quotidianamente. Dall'analisi raccolti è stato tracciato l'identikit del giocatore tipo e sono state tratte alcune conclusioni: il bingo attrae persone che non avevano mai giocato prima e tra queste molte donne e anziani, attira in particolare, per la sua facilità mentre la velocità è la caratteristica meno gradita. Nonostante gli intervistati non risultino essere giocatori problematici – tant'è che percepiscono il bingo come un modo per divertirsi e passare 1 ora in compagnia di familiari e amici o solo per circondarsi di gente – è presente una non trascurabile percentuale di giocatori “a rischio, soprattutto tra i maschi abituali e tra gli adolescenti.
Questo scenario non deve tuttavia condurre alla demonizzazione dei nuovi giochi d'azzardo, tant'è che alcune ricerche cominciano a focalizzare l'attenzione proprio sui benefici arrecati da queste forme di gioco – si pensi, per esempio, a una ricerca condotta all'Università di Alberta, sul bingo a partire da una prospettiva di benessere, confermata per altro dai dati emersi – tuttavia non si deve allo stesso tempo perdere di vista le possibili conseguenze negative che potrebbero derivarne.

Avv. Rita TULELLI Esperta in Problematiche Minorili

mercoledì 18 febbraio 2009

Le mani sulla rete..


Le mani sulla rete: il controllo sulla rete, il controllo sull'informazione libera.Le mani sulla rete: il controllo sulla rete, il controllo sull'informazione libera.

Sempre più spesso si odono parole di sdegno e riprovazione nel merito dell'eccessiva libertà di cui può godere il cittadino della rete. Libertà di condividere opere protette da diritto d'autore, libertà di mascherare la propria identità, libertà di restare anonimo, di commettere impunemente crimini informatici.
Ovviamente, nell'accezione testé evidenziata, libertà coincide con libertinaggio, con la possibilità di compiere azioni delittuose senza tema di sanzione.
Il cittadino della rete diviene, dunque, un potenziale “pirata”, un hacker in provetta, capace di chissà quali nefandezze.
Sia inteso a scanso di equivoci, alcune condotte compiute per il tramite della rete sono davvero aberranti e raccapriccianti. La pedopornografia ne è l'esempio supremo.
Eppure, queste situazioni erano e sono anche al di fuori della rete. La rete ne è solo un amplificatore potente.
Tanto si potrebbe osservare di qualsiasi altra fattispecie delittuosa. La stessa categoria dei cosiddetti “crimini informatici” altro non è che la versione digitale di alcune condotte già ben sedimentate nella vita reale.
Dietro le parole di accorato sdegno e le tonanti parole di avvertimento sui pericoli della rete, si nascondono altri intenti.
In primis, si nasconde la paura della classe dominante verso il “nuovo”, verso strumenti che non comprendono e che non possono controllare, ad esempio, acquistandone o gestendone tutti i canali di trasmissione come avviene per la televisione.
Inoltre, si avverte sempre più chiaramente il fastidio verso ogni forma di libera espressione del pensiero che non rientri nei circuiti “accreditati” a suon di soldoni di Stato, come nel caso dell'editoria.
Paura e fastidio sono la fonte dell'impeto liberticida di Stato, le cui istituzioni rappresentative (di chi o di che è un'altra domanda...) sembrano fare a gare a chi per primo riuscirà a mettere le mani sull'internet.
Entrambi i fronti politici si sono cimentati su questo campo.
La sinistra propose un disegno di legge (la cosiddetta legge Levi-Prodi) sull'editoria telematica che puntava a stringere il cappio su blog e siti di approfondimento.
La destra ha colpito duro con il Decreto Urbani, il Dlgs 68/03 che ha recepito in tempi record la direttiva comunitaria che introdusse nuove sanzioni per lo sharing di files, ed oggi sembra spingere sempre più verso una forma di controllo della rete.
Da tempo, il Presidente del Consiglio (forse per ingaggiare una gara con il pari grado francese Sarkozy) invoca misure di contenimento globali della rete. Di recente, il senatore D'alia ha proposto un emendamento al pacchetto anti-crisi in base al quale al Ministro degli Interni viene riconosciuto una sorta di potere di veto verso ogni contenuto in rete che inciti a delinquere o compia apologia di reato.
Censura. Questo è il nome della rosa. Inutile girarci intorno.
La possibilità di attingere informazioni non filtrate dai normali canali comunicativi è divenuta intollerabile agli occhi dell'estabilishment politico.
Come si potrebbe continuare a depistare, millantare, nascondersi dietro la cortina fumogena delle parole vuote di senso, se la verità delle cose e dei fatti può continuare a circolare libera e non filtrata sulla rete?
Ecco, allora, che leggi sempre più liberticide vogliono sbarrare il passo alla libera espressione del pensiero, mentre sempre maggiori poteri vengono conferiti a caste corporativiste come quella dei giornalisti i quali, da cani da guardia della democrazia rappresentativa, si sono trasformati in mastini della democrazia parlamentare.
La libertà di comunicazione e di informazione è ciò che rende la misura della civilizzazione di uno stato. Il fatto che l'Italia non brilli per tale fattore è principalmente dovuto al finanziamento pubblico all'editoria, che rappresenta una droga cui gli editori sono assuefatti e che li induce a rispettare i diktat politici e le veline di partito.
Per questa ragione, i giornalisti che ancora sentono la forza della missione cui sono votati, vengono spesso osteggiati e messi in disparte.
Per questa ragione, chi prende parte al processo democratico di divulgazione della conoscenza e dell'informazione viene “bannato” o censurato in ogni modo (il caso dello storico siciliano Carlo Ruta ne è emblema assoluto).
La verità nuoce a chi vive di menzogne.
Venga, dunque, la censura di stato!

di Nuccio CANTELMI Presidente dell'Associazione Presidente Hacklab Catanzaro

martedì 17 febbraio 2009

La Bulimia Nervosa

Avv. Rita TULELLI

La bulimia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi di abbuffate accompagnate da comportamenti compensatori. Anche per la bulimia nervosa sinteticamente si può affermare che 3 sono i principali sintomi che concorrono a diagnosticarla:
una forte e ossessiva attenzione al peso e alle forme del corpo
abbuffate compulsive frequenti seguite da contromisure patologiche di eliminazione del cibo assunto
vomito autoindotto.
La bulimia nervosa è un disturbo per alcuni aspetti simile all'anoressia il nucleo centrale di entrambe le patologie è rappresentato da una paura morbosa di ingrassare e di essere sovrappeso, anche quando il peso è nella norma. Anche la bulimia nervosa interessa prevalentemente la fascia adolescenziale femminile. L'esordio può essere inizialmente simile all'anoressia, il decorso invece è diverso, spesso la persona che soffre di bulimia mantiene un peso abbastanza normale, alternando tentativi di dimagrire con abbuffate e condotte di compenso (principalmente il vomito indotto). Durante l'abbuffata la ragazza vive la sensazione di perdere l'autocontrollo nei confronti del cibo, talvolta anche con specie di alterazione della coscienza. Tutto avviene in tempi brevi e con dei rituali che sono accompagnati da un forte senso di disagio di vergogna e di colpa. L'insorgenza della bulimia è spesso preceduta, più che nell'anoressia da ripetuti tentativi di dieta (un comportamento che tende a cronicizzarsi definito come dieting) che solitamente falliscono entro breve tempo. L'esperienza clinica indica che in molti casi le crisi bulimiche si presentano anche più volte al giorno, fino a sostituire completamente l'alimentazione normale. Spesso l'alimentazione diviene così caotica da non permettere un ritmo di vita accettabile. Vi è da osservare che la nosografia psichiatrica più recente a partire dal 1980, mantiene distinte le due patologie di anoressia nervosa e bulimia nervosa e il principale sintomo che le differenzia è l'amenorrea da almeno 3 mesi, tuttavia, le due patologie condividono molti aspetti ed è frequente che la stessa persona, lungo il decorso della patologia, alterni fasi che passano dall'uno all'altro disturbo, in particolare dall'anoressia alla bulimia. Frequentemente le diagnosi di anoressia nervosa e bulimia nervosa secondo il DSM-IV, si accompagnano a quelle di: disturbo affettivo e disturbo borderline di personalità. Altri fenomeni psico patologici, spesso coesistenti, sono: fobie e attacchi di panico, pensieri magici, sintomi ossessivo-coattivi, difficoltà di memoria e concentrazione, comportamenti compulsivi e autolesivi e abuso di sostanze legali/illegali. Le patologie psichiatriche alle quali l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa sono state collegate come varianti e con le quali si possono porre problemi di diagnosi differenziali, sono soprattutto schizofrenia, disturbi affettivi, ossessivi e isterici. I disturbi dell'alimentazione non altrimenti specificati comprendono situazioni simili all'anoressia e alla bulimia alle quali manca, tuttavia, qualcuno dei sintomi necessari per la diagnosi di anoressia nervosa o bulimia nervosa, e vengono perciò definite anche sindromi parziali, subcliniche o atipiche. In questi rientra la sindrome “mastica e sputa”(chewing and spitting): i soggetti passano parte del loro tempo a masticare grandi quantità di cibo che poi non viene deglutito. Questo disturbo non sempre viene riferito perchè il soggetto prova un senso di colpa e vergogna. In questa categoria rientra il dieting, un comportamento caratterizzato da una costante attenzione alla dieta, da un controllo esasperato del peso, e da sentimenti di angoscia ogni volta che questo varia. Le persone affette da dieting svolgono apparentemente una vita normale, che tuttavia risulta polarizzata verso questo unico interesse e viene limitata dalle esigenze della dieta. Nella sindrome del BINGE e eating disorder (BED), definito come disturbo di alimentazione incontrollata, sono presenti le crisi di ingordigia compulsiva e di bramosia irresistibile per il cibo, senza i comportamenti di compenso della BN. Questo disturbo è definito da 2 caratteri salienti: la quantità di tempo di cibo ingerita in un tempo circoscritto è eccessiva rispetto ai normali canoni alimentari (elemento oggettivo, quantitativo); la persona prova un senso di perdita del controllo sul proprio comportamento alimentare: avverte di non essere capace di interrompere e di non poter decidere, né cosa, né quanto mangiare (elemento soggettivo, qualitativo).
Queste situazioni si ripetono anche più volte la settimana indipendentemente dallo stimolo della fame. A differenza della bulimia non si riscontra il circolo vizioso tra i tentativi di restrizione, l'abbuffata e i comportamento eliminativi. Il problema principale sembra consistere in una difficoltà a controllare l'impulso ad alimentarsi. Il disturbo da alimentazione incontrollata è correlato all'obesità anche se tale caratteristica non è necessaria per la diagnosi di BED. Nei soggetti BED è frequente la presenza di un quadro psicopatologico caratterizzato dalla depressione, dall'insoddisfazione corporea e da un comportamento alimentare veramente disturbato.
Avv. Rita TULELLI Esperta in Problematiche Minorili

lunedì 16 febbraio 2009

Diminuzione degli Investimenti pubblicitari” responsabilità dei Social Network?

Commentiamo il consueto report stilato dalla Nielsen, il brand che da oltre 20 anni è la fonte ufficiale per la misurazione degli investimenti pubblicitari.
Nel periodo Gennaio-Ottobre 2008 rispetto all'anno 2007 vi è stato un calo dello 0,8%. Nell'analisi per mezzo continua la flessione della stampa dovuto soprattutto alla diminuzione di importanti settori come quello automobilistico, finanziario e della grande distribuzione. Dunque la crisi economica ha colpito un settore trainante, da sempre in crescita come quello pubblicitario. Il 40% degli associati Upa - Utenti Pubblicità Associati - prevede di ridurre i propri investimenti pubblicitari nel corso del 2009, il 35% pensa di mantenerli stabili, il 25% di aumentarli. E' quanto emerge da un'indagine interna realizzata in questi giorni da Upa sui propri 500 associati.
In questo studio però non sono stati presi in considerazione i dati relativi all'utilizzo di Social Network e Communities, da parte delle aziende. Infatti lo testimonia la crescita del 18,5% (dati confermati da Publicis Groups) degli investimenti pubblicitari su Internet e l'incremento di tutte le metriche relative ai consumi, nello specifico evidenziamo gli utenti connessi on-line sia da casa che dall'ufficio che arrivano alla cifra considerevole di 21 milioni, le ore di navigazione sul web passano da 22 a 27, mentre il numero medio di sessioni per persona passa da 31 nel 2007 a 34 nel 2008, infine il numero di pagine visitate arriva a 2 contro una pagina e mezza vista nel precedente anno. Dunque se già nel 1972 Marshall McLhuan coniò il concetto di PROSUMER, parola formata dalla fusione di due termini ovvero Producer o Professional, con Consumers , ipotizzando che ogni consumatore sarebbe diventato un produttore , teoria ripresa più volte anche recentemente nel libro la “Coda Lunga” dell'autore CHRIS ANDERSON , questo concetto sicuramente può essere esteso alle piccole aziende, le quali dopo un periodo di stasi hanno saputo reinventarsi, grazie alla facilità di potere decisionale in mano a pochi e alla maggiore propensione verso l'innovazione, con la capacità di monitorare i cambiamenti del mercato ed adeguare rapidamente la propria offerta.
L'Italia nella classifica mondiale degli investimenti pubblicitari, è tra i primi 10 Paesi, nonostante questo risultato apparentemente positivo, scopriamo che rispetto alla popolazione (pro capite) occupa il ventottesimo posto, mentre, nell'analisi in relazione al P.I.L. (Prodotto Interno Lordo), non figura nei primi sessanta posti, dietro paesi arretrati come Grecia, Slovenia, Ungheria, Indonesia, Perù , Colombia.
Andrea CANTELMI Esperto di Marketing e Comunicazione

giovedì 12 febbraio 2009

Tour operator viaggi di gruppo

Rodama Viaggi propone alla propria clientela tour in pullman per la Spagna o in aereo in molte mete turistiche nel Mondo.

Viaggi alla scoperta dell'Africa e del Marocco, oppure in America con New York in primis.

Per informazioni contattateci nel nostro sito, saremo a vs. completa disposizione.

lunedì 9 febbraio 2009

Plastik kaffee stäbchen

L'azienda GiPlastic, specializzata nella produzione e commercializzazione di palettine per caffè ha messo online 2 nuove zioni del loro sito aziendali, rispettivamenti in DE e FR (baton café), affidandosi sempre come per l'IT, EN ed ES alla 10D, azienda specializzata nella promozine di siti web nei motori di ricerca e nel web.

sabato 7 febbraio 2009

Capri Art Film Festival 2009, un docu-film su Rino Gaetano

Capri-Roma, 06/02/2009 - Un documentario sulla vita di Rino Gaetano e sulla diversità della sua esperienza artistica e umana stroncata prematuramente all’età di 30 anni, la notte del 2 giugno 1981. E’ questa la prima produzione autonoma dell’associazione Capri Film Festival, che verrà presentata in anteprima nel corso della terza edizione del Capri Art Film Festival, la kermesse di cortometraggi, teatro, musica e letteratura che animerà l’isola azzurra dal 16 al 19 Aprile 2009. Il docufilm, dal nome “E cantava le canzoni” , con regia di Luca Federico e realizzato dal progetto editoriale di Teodorico Boniello ed Antonino Esposito, con Ileana Scuotto segretaria di produzione, è stato girato in numerose location in tutta Italia.

Un’ attenta ricostruzione sulla vita di Rino, condotta ripercorrendo gli umori, le paure e i sentimenti dell’artista di Crotone attraverso le interviste condotte dal giornalista Giampiero Marrazzo a numerosi personaggi a lui legati, dalla sorella Anna e all’amico di sempre Bruno Franceschelli, ad artisti che l’hanno conosciuto in vita, come Lucio Dalla e Mogol o che l’hanno interpretato dopo la sua morte come Paolo Rossi.

Ognuno a modo suo ha ripercorso le fasi salienti della sua breve ma intensa esperienza artistica, dagli inizi in cui frequentava con Francesco De Gregori ed Antonello Venditti il locale romano “Flokstudio”, la vera fucina dei giovani cantautori italiani, passando per il successo di Sanremo del 1978 sino alla notte del 2 Giugno 1981 quando Rino si schiantò con la sua Volvo 330 contro un camion che viaggiava in direzione opposto in Via Nomentana a Roma.

Dal documentario ne esce fuori un personaggio unico, controcorrente ma soprattutto straordinariamente attuale, che nelle sue frasi, spesso riduttivamente consegnati alla categoria del “non sense”, lanciava messaggi chiari e precisi sulla sua “diversità”, dal suo essere meridionale trapiantato nella Capitale, al suo essere fuori da tutti i meccanismi del potere, deridendo, sempre in maniera sottile e geniale, l’appartenenza politica, l’economia ed il gossip di quel periodo turbolento che rappresentarono gli anni ‘70.

In fondo, come recita una sua famosa canzone, si sentiva anch’egli un “figlio unico”, come gli emarginati, gli emigranti e gli sfruttati. Lucio Dalla, nel corso della sua intervista, rivela un aneddoto non ancora conosciuto sul suo primo incontro con Rino poi rivelatosi fondamentale per la carriera dell’artista calabrese: “ E’ stata una coincidenza che a raccontarla sembra una sceneggiatura ingenua di un film. Stavo ritornando in macchina da Napoli quando entrai in un casello, e vidi uno che con il classico montgomery e con la chitarra in spalla e con la custodia povera, faceva l'autostop! Tra musicisti capii che anche lui lo era: mi son fermato e gli ho detto: 'dove vai?' E lui: 'io vorrei andare a Roma... tu sei Lucio Dalla?' 'Si, tu?' ' Mi chiamo Rino Gaetano e vado a Roma perchè scrivo canzoni e vorrei cominciare a fare dischi'... 'Sali ti do un passaggio'. Entrò nell' abitacolo stretto della porches, e gli dissi: 'fammi sentire qualcosa!' Tirò fuori la chitarra e cominciò a suonare e a cantare i suoi pezzi... La sua musica era buona, mi incuriosiva il suo atteggiamento, con la sua botta di stranezza in più e la sua determinazione. Mi piacque e lo presentai ad un produttore. Era il momento in cominciava la sua straordinaria esperienza di artista”.


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Progetto editoriale e ufficio stampa

Teodorico Boniello 3389253287

Antonino Esposito 3491583890

Segreteria produzione

Ileana Scuotto 3499338853

www.capriartfilmfestival.com